domenica 23 giugno 2013

Pro-getto




Non c’è ormai scuola del regno che non si doti di “Progetti”. Nuovi, usati, scopiazzati, presi in prestito, fuori moda, avveniristici, fantascientifici, … Una vasta gamma di prodotti sono annualmente esposti sulla bancarella del Piano dell’Offerta Formativa di ogni scuola per fare colpo su un’Utenza narcotizzata, indirizzata più verso l’appariscenza che alla sobria sostanza. Schiere di docenti capitanati dai loro piccoli dirigenti si spintonano per farsi largo; come è gagliarda e salutare la competizione che si accende annualmente tra le scuole del regno. “Venghino! Venghino! Accorrete gente! Ecco quel che offriamo ai vostri pargoli”. “Prego, di qua. Notino lor signori la nostra pregiata mercanzia: progetto “Lingue lunghe”, progetto “Canta che ti passa”, progetto “Aglio, olio e peperoncino”…

Il modello di “Progetto” che si è radicato nelle scuole del regno è ricco di attrazioni, ma orfano di contenuti educativi. Si progetta o si aderisce a molti progetti per forza d’inerzia, per moda, per sentito dire, “perché me lo ha chiesto il dirigente”, “perché prendo almeno 5 ore dal fondo d’istituto”, “perché così la scuola ottiene una briciola di finanziamento”,  … Ma se una iniziativa didattica ed educativa non trova le radici nella conoscenza, nella convinzione e nella sensibilità del docente che la dovrà perseguire, allora le togli l’anima. Risultati?  Eccone uno.

Il collegio dei docenti  aderisce ad un progetto ambientale. Quale manifestazione finale del percorso progettuale, è prevista, per il giorno X, un’esposizione di manufatti realizzati dagli alunni della scuola con materiale di scarto. Inoltre è prevista, nello stesso giorno, una raccolta di rifiuti RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici) da parte di una ditta specializzata nel recupero di tale tipologia di rifiuti. Bene! Direte voi, ed io pure. Iniziativa meritoria, considerando che il futuro dei nostri alunni è seriamente minacciato dall’aumento dei rifiuti e dalla crescente scarsità delle risorse utili a garantire la produzione degli oggetti necessari alla sopravvivenza del genere umano. Il progetto prevede inoltre che la scuola avvii una sistematica raccolta della carta, differenziando tale materiale dagli altri rifiuti.                           

Arriva il giorno X. L’atrio della scuola diventa uno spaccato di mercato rionale. Si mettono in bella mostra i lavoretti degli alunni (alcuni anche molto interessanti) e si aprono le porte ai visitatori. Bene! Direte voi, ed io pure. Gli scarrabili che accolgono i RAEE si riempiono. Bene! Direte voi, ed io pure. E dopo il giorno X ci si aspetta che il messaggio lanciato all’utenza (parola orrida) si radichi nel luogo stesso da cui è partito. Insomma ci si aspetta che “il verbo si faccia carne”. Invece? Giorno dopo; sala docenti; contenitore per la raccolta differenziata della carta in cui è stampigliato in caratteri cubitali la parola “CARTA”; contenuto del contenitore: carta, bicchieri di plastica sporchi, cucchiaini di plastica sporchi, plastica pulita, pennarelli scarichi, … insomma, MONNEZZA. Male! Direte voi, ed io pure!

 6/01/2013

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