Il
dramma di Adamo ed Eva è stato quello di nascere adulti.
Lo
Sperimentatore tolse loro l’infanzia e li illuse di vivere in una rigogliosa
dimensione. Ma anche nelle illusioni c’è una porzione di realtà e questa, come
un albero, crebbe al centro del pensiero, e i suoi pomi ebbero i colori dei
balocchi del mondo. Fu così che l’asservito Adamo sentì il suono del trenino,
grazie ad Eva, che possedeva un intuito avvolgente come le spire di un
serpente. Giocarono, giocarono e poi ancora giocarono, dimenticando spazio e
tempo, e le loro voci diventarono sempre più acute, sottili e leggere tanto da
innalzarsi ed arrivare in cielo, già, in Cielo.
Le
mani sporche, le ginocchia sbucciate, il corpo zuppo di sudore. Fu così che
furono sorpresi e impauriti.
Una
voce, grave come un tuono, esplose. Mille e più di mille ire adulte colpirono
come proiettili le gote rosse, i capelli arruffati e sporchi, il moccolo.
Tentarono di rimediare asciugandosi il sudore con le mani polverose, ma il
risultato fu un groviglio di linee scure sui corpi.
L’ipotesi
dello Sperimentatore fu sbriciolata da quella visione.
Aveva
potuto creare due perfette creature, ma non aveva potuto svuotarle.
Gli
aveva dato la sua immagine, ma non la sua somiglianza.
Colto
dallo sconforto, lo Sperimentatore pensò di abbandonare il progetto, ma un
lampo attraversò la sua divina mente.
Le
perle di sudore, le gote rosse, le ginocchia sbucciate, i capelli arruffati e
sporchi e le mani polverose potevano essere mantenute intatte. Potevano essere
trasformate in manifestazioni dell’adulta età.
Il
cerchio fu chiuso.
Adamo
ed Eva avrebbero continuato a bagnare la loro fronte, ad arrossare le loro
guance, a sbucciare le loro ginocchia, ad arruffare i loro capelli e a sporcare
le loro mani in una dimensione stretta tra spazio e tempo.
Avrebbero
mantenuto tutto ciò nel gioco della vita guadagnata col duro lavoro.
19.07.2012
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