Qualche
settimana fa ho incontrato la mamma di una compagna di scuola di mio figlio.
Lei:”Ciao,
hai saputo del problema dei banchi nella classe dei nostri figli?”
Io:
“So che ancora fanno lezione sui banchi della prima classe (ora i bambini
frequentano la terza classe)”.
Lei:”
Oh, alla mia piccola le si incastrano le gambe sotto al banco; inoltre rischia
una cifosi a furia di stare per otto ore con la schiena piegata in avanti”.
Io:”
Già. Credo che sia un problema per tutti i bambini della classe. Dovremmo
andare dal dirigente scolastico e chiedere spiegazioni in merito”.
Lei:”So
che qualcuno ha provato ad andare in presidenza, ma il dirigente non l’ha
ricevuto”.
Io:”
Penso sia meglio andare con un nutrito numero di genitori e non isolatamente.
Più il problema è condiviso più efficace è la pressione”.
Lei:”
Quello fa come vuole. È il capo della scuola. Se decide di non ricevere, non
riceve. Anche se in presidenza ci vai in venti”.
Io:”
No scusa, è un funzionario pubblico... non può non riceverti. Riceverà per
appuntamento, ma deve ricevere. Un dirigente scolastico ha il DOVERE di
relazionarsi con le famiglie degli alunni”.
Lei:”
Lascia stare, è soltanto una perdita di tempo. Bisognerebbe invece fare come ha
detto mio marito”.
Io:”
E come ha detto tuo marito?”.
Lei:”
Bisogna trovare un pezzo grosso del ministero che lo solleciti al dialogo.
Allora sì che metterebbe la coda in mezzo alle gambe e aprirebbe la porta di
quella torre d’avorio in cui si è barricato”.
Io:”
Ma in questo modo ci alieniamo un diritto. Rinunciamo ad essere cittadini e
diventiamo sudditi del potente di turno. No guarda, chiamiamo il nostro
rappresentante di classe, che è stato appena eletto. Concordiamo con lui un
incontro, invitiamo tutti i genitori e decidiamo come meglio muoverci, senza
escludere una possibile azione legale…”
Lei:”
Sì, l’azione legale… ma fammi il piacere. Ma dove vivi. Hai i soldi da regalare
agli avvocati? Mio marito ne vede di esposti e di denunce. Vuoi sapere dove
vanno a finire? Nel secchio, e nemmeno in quello della differenziata”.
Io:”
Scusa, ma che lavoro fa tuo marito?”.
Lei:”
Il carabiniere”.
Io:”
Ah!”.
Lei:”
Io comunque non sono disposta a tollerare oltre una situazione del genere. Mia
figlia prima di tutto! Prima di tutto il suo benessere!”
Io:”
Sono d’accordo. Non si può tollerare che in una scuola pubblica oltre ai gessi,
alla carta igienica, al materiale di facile consumo manchino ora anche i banchi
idonei su cui far studiare i nostri figli. Bisogna agire!”.
Lei:”
Appunto. Ieri sono andata sul sito IKEA. Ne ho visti alcuni della dimensione
giusta. Veramente graziosi e funzionali. Ho visto i prezzi.
C-O-N-V-E-N-I-E-N-T-I-S-S-I-M-I. Povera piccola, finirà di contorcersi… domani
le comprerò un banco!”.
N.B.: ogni riferimento a fatti e persone è puramente
casuale? Un po' sì e un po' no.
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