Alcune
volte ho partecipato al “Comitato di Valutazione”. Per i non addetti ai lavori,
il “Comitato di Valutazione” è formato da un gruppo di insegnanti e dal
dirigente scolastico che ha il compito di valutare, a fine anno scolastico,
l’attività e la professionalità dei docenti neo immessi in ruolo (coloro che
hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato).
In
realtà il “Comitato di Valutazione” non valuta assolutamente nulla,
limitandosi, il più delle volte, ad ascoltare il poverino o la poverina che,
prendendo la cosa sul serio, mostra una certa emozione nell’esporre ciò che ha
fatto nelle classi durante l’anno scolastico. Raramente i membri del Comitato
leggono in maniera approfondita i diari di bordo o le tesine degli
“esaminandi”. E raramente il Comitato, di fronte ad una manifesta non
attitudine all’insegnamento di un neo immesso in ruolo, formula un giudizio sanzionatorio.
Il Comitato è parte di un rito il cui epilogo sono i “tarallucci e vino”
sostituiti da “pasticcini e bibite”, la parte, senza dubbio, più interessante
del rito valutativo.
Un
giorno mi sono trovato di fronte ad una docente che, seppur neo assunta, aveva
alle spalle molti anni di insegnamento. Avevo letto con attenzione il documento
da lei prodotto in cui presentava il lavoro svolto con i suoi alunni in classe.
Durante la presentazione del proprio lavoro, la docente sottolineò quanto
importante e fruttuoso fosse stato un “progetto” da lei ideato, programmato e
svolto, che aveva lo scopo, a suo dire, di sviluppare nei suoi alunni alcune
“competenze” (già, le competenze!) matematiche.
Ad
onor del vero, l’insegnante aveva scritto poche righe sul “progetto”, ma in
compenso aveva allegato una straordinaria documentazione fotografica che poteva
essere ricondotta però a qualsiasi attività scolastica, progettuale o
ordinaria.
Per
capirne qualcosa di più, chiesi lumi all’insegnante in merito alle attività svolte
nel progetto. In particolare le chiesi se tra le attività ne fossero previste
alcune con lo scopo di sviluppare negli alunni “la conservazione delle
quantità” (1), omettendo di specificare, perché dato per scontato, “numeriche,
delle lunghezze e dei volumi liquidi”. Come risposta ottenni un imbarazzante:
“In che senso?”. Capii che ignorava l’argomento e cercai di sviare, iniziando a
parlare d’altro, ma il dirigente scolastico presente (un piccolissimo
dirigente) volle dare prova della sua sapienza e in uno slancio di soccorso non
richiesto esordì: “Ma certo, quelle attività che i bambini svolgono con le
conserve come la... MARMELLATA!”.
(1)“La
capacità di astrarsi da indizi superficiali, quali la forma o la densità dello
spazio occupato dagli oggetti
di più insiemi, per stabilire relazioni di confronto di tipo quantitativo.”
30.03.2013
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