Una
volta un piccolo dirigente scolastico mi disse: “Lei è un bravo insegnante,
purtroppo, però, se la canta e se la sona”. Piccolo e straordinariamente
sintetico.
Proverò
a trasformare in prosa questo secco, tagliente e casereccio giudizio dato da
una figura di spicco del piccolo dirigismo scolastico.
“Oggi
la scuola non è più quella di una volta. Il termine “Utenza” sostituisce e
ingloba quelli più desueti di “Alunni” e “Famiglie”. L’impegno dell’insegnante, in una siffatta scuola, non
sta nel veicolare gli aspetti vari dell’umano sapere ai propri alunni, ma
quello più sopraffino di soddisfare gli appetiti di un’utenza condizionata da
stimoli diretti più allo stomaco che alla testa.
Nella
scuola dell’Autonomia la cultura solida cede il passo ad una cultura liquida
che prende la forma del contenitore in cui si versa. Bisogna quindi essere
pronti e disponibili nel soddisfare il bisogno di “show” che nasce dall’Utenza
(ma che non poche volte è sostenuto e alimentato dallo stesso mondo della
docenza e della dirigenza). L’insegnante che si mostra più al passo con i tempi
è quello che riesce a spettacolarizzare il proprio operato e che plasma i suoi
interventi sulla pancia della Suburra.
Nella
scuola dell’Autonomia, poi, la funzione della maggior parte di quelle attività
definite “Progetti” è proprio quella di dare risalto al risalto stesso. Il
mezzo che diventa fine. Un insegnante senza “Progetto” è un personaggio in
cerca d’autore.”.
Ecco,
più o meno, cosa intendeva dire il piccolo dirigente scolastico con quel “Lei
se la canta e se la sona”. Voleva dire, insomma, che la mia preparazione e il
mio impegno in classe, per quanto apprezzabili, non sono che lievi rumori
appena percettibili dall’Utenza.
Mi
par di sentirlo il mio piccolo dirigente scolastico:
“L’Utenza
ha bisogno di forma e non di sostanza. Si attrezzi, maestro, si attrezzi!”.
8.10.2012
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