Docenti!!! Non abbiate più
timore, non mostrate più ansie; un vostro alunno presenta delle difficoltà e
non avete più le ore di compresenza da dedicargli? Vi manca il conforto di un
insegnante di sostegno? Lavorate in una piccola aula affollata e spesso ricevete
nella vostra classe gruppi di alunni migranti da un’altra classe perché orfani
del docente titolare e del supplente? Non disponete del materiale necessario
per aiutare il vostro alunno? Tranquilli, ora per voi ci sono i BES!!! Un’
altra geniale idea partorita dalla mente dell’emulo dell’avv. Pignacorelli e
prontamente fatta propria dal ministro di turno. Avere ora in classe un alunno
in difficoltà non è più un problema, basta trasformarlo in BES et voilà, les
jeux sont faits! L’alunno, da quel momento, viene preso “a carico” dalla scuola (e già,
non viene mica più mangiato dal lupo cattivo, come avveniva “ante” la geniale
idea) la quale, supportata dai CTS e dai CTI, predispone un PDP, che è diverso
dal PEI ed è elaborato dal CdC sulla base del PAI che è elaborato dal GLI che
implementa il GLHO, grazie al quale l’alunno potrà essere dispensato e
compensato come un DSA certificato dalla ASL. Semplice. Nooo???
magister et discipulus
domenica 22 dicembre 2013
venerdì 29 novembre 2013
MOTI D'ARIA
Bene. Dopo una
lunga pausa si ricomincia. Brevi post, perché il tempo a disposizione
scarseggia. La scuola pubblica sta cambiando la sua natura per perseguire la
sua moderna "mission". Una massa docente acritica, appiattita sui
ghiribizzi dei governativi di turno, svolge con apatia o rassegnazione il
proprio lavoro, infastidita dai flebili solleciti di coloro che tentano di
scuoterla. Squadre di piccoli dirigenti scolastici vengono addestrate per
tenere sotto narcosi il personale della scuola. Torme di genitori indottrinati
assediano le mura degli istituti scolastici affinché siano garantite ai loro
figli massicce dosi di lezioni private a pagamento in orario scolastico.
Insomma, è il delirio, è la perdita della memoria storica, è l’Alzheimer, verso
cui non sembra ci siano cure efficaci. I miei brevi scritti non hanno nessuna
pretesa. Sono solo piccoli sfoghi solitari, fuoriuscite di vapori compressi,
minuscoli moti d’aria liberatori. Nient’altro.
martedì 2 luglio 2013
Il buon pensiero (Noam Chomsky)
" Le idee di avanguardia [...] rappresentano il modo per giustificare il proprio potere. [...] Le persone serie, invece, lavorano a fianco della gente. Quando insegno, non mi limito a dettare cose che si suppone gli altri trascrivano. Lavoro insieme agli altri. Ciò vale sia che si facciano lezioni a bambini di sei anni sia a studenti già laureati. [...]
Spesso infatti chi insegna impara più di chi ascolta. Si usano quindi tutte le risorse, le conoscenze e i privilegi immaginabili per aiutare i discenti e per imparare da loro. È un rispettabile lavoro intellettuale. Ciò significa che non esiste un’avanguardia: l’intellettuale è un servitore che collabora con altre persone per giungere ad una comprensione migliore. [...]
Non sto cercando di essere modesto, sono sincero. So perfettamente che quando tengo lezioni a operai in sciopero o a madri disoccupate ci sono cose che loro non sanno. Ma ce ne sono anche che loro sanno e io non so, così le mettiamo insieme e cresciamo reciprocamente”.
Noam Chomsky, Anarchismo (Contro i modelli culturali imposti), 2005, Tropea Editore
venerdì 28 giugno 2013
Prove Invalsi
Esprimo tutta la mia possibile solidarietà al Maestro Flavio, dell' Istituto Comprensivo Statale di largo Oriani 1, Roma, che ha beccato una sanzione disciplinare da parte del suo piccolo dirigente scolastico per essersi opposto, argomentando il suo rifiuto, alla somministrazione delle prove Invalsi.
Quella che segue è la mail che scrissi ai genitori dei miei alunni per spiegare le ragioni della mia adesione allo sciopero contro queste famigerate pseudo prove valutative.
Carissimi genitori,
vi informo che il 7 maggio prossimo sciopererò contro le prove
INVALSI (Istituto per la Valutazione del Sistema Scolastico Nazionale).
Le nostre classi saranno coinvolte per le prove di Italiano (il 10
maggio saranno somministrate le prove Invalsi di Matematica, ma in
quella data il problema non si pone, dato che saremo al campo scuola).
Vi dico alla spicciolata perché rifiuto queste prove.
1 Utilizzano un metodo valutativo parziale per valutare
l'apprendimento globale (non si possono usare soltanto dei quiz per
capire tutti gli aspetti dell'apprendimento);
2 A volte presentano grossolani errori nelle risposte a scelta multipla;
3 Non tengono conto dei disturbi specifici dell'apprendimento di
alcuni alunni e dei tempi necessari per svolgere serenamente una prova;
4 Non tengono conto delle difficoltà linguistiche degli alunni stranieri;
5 Con il nuovo regolamento sulla valutazione delle scuole, si
vogliono agganciare la premialità alle scuole e la remunerazione degli
insegnanti ai risultati delle prove;
6 Per non fare brutta figura (e in futuro prossimo per non farsi
decurtare lo stipendio) gli insegnanti spesso sottraggono molto tempo
alla normale didattica per far preparare i propri alunni alle prove, (le
famiglie sono sempre più obbligate a comprare dei libricini che
simulano le prove Invalsi);
7 Le prove, benché dicano il contrario, non sono anonime. Le
segreterie possono risalire all'autore della prova grazie ad un codice
dato;
8 Viene somministrato un questionario in cui gli alunni devono fornire dati anche sensibili e strettamente privati;
9 Mentre l'Invalsi e suoi dirigenti vedono aumentare le loro risorse
economiche, la scuola pubblica piange miseria e versa in condizioni
tali da non rispettare la normativa sulla sicurezza.
Potrei continuare ancora, ma smetto di annoiarvi.
Scusatemi se vi ho fatto perdere un po' del vostro prezioso tempo,
ma ho avvertito il bisogno di informarvi e di condividere il mio
disagio.
Un caro saluto.
martedì 25 giugno 2013
La notizia
Le voci sono sempre più insistenti. Sembra addirittura che i
solerti funzionari del ministero della non più pubblica istruzione stiano
facendo i salti mortali per occultare la notizia. Ma oggi non è più come ieri.
Oggi le notizie sono teletrasportate; a volte basta solo il tempo di pensarle
et voilà, ce le troviamo già penzolanti sui fili della rete come mutande stese
al sole.
E allora eccola la notizia: pare che da più di un decennio,
tutti i ministri che hanno diretto il dicastero dell’istruzione abbiano
elaborato i loro piani di riforma della scuola sulla base di informazioni
fornite da un noto psichiatra che opera e risiede nella Capitale.
Bè, direte voi. E dove sta la sensazionalità della notizia?
Il ministero ama farsi frequentare da esperti e consulenti esterni di ogni
risma. Che male c’è se nel folto elenco dei consiglieri ministeriali risulta
esserci anche uno “strizzacervelli”? Già. Ma è in fondo alla notizia che
avviene il coup de théâtre: l’autore delle preziose informazioni non è
affatto il celebre professionista, bensì un suo paziente. Un uomo simile all’avvocato
Pignacorelli (personaggio interpretato da Alberto Sordi nel film “Troppo
forte” di Carlo Verdone), che soffre, come lo stesso personaggio del film, di
allucinazioni, spacciandosi per avvocato, medico o, molto spesso, per figure
che ricoprono cariche istituzionali.
Lo psichiatra, dunque, non avrebbe fatto altro, in questi
anni, che raccogliere le idee che il suo falso ministro gli forniva, sdraiato
comodamente sul lettino dello studio medico, indirizzandole poi alle orecchie
dei veri ministri, i quali, entusiasti, e senza rimaneggiare alcunché, le
utilizzavano per le loro roboanti riforme del sistema scolastico italiano.
Ricordate la struttura basata sui cicli del ministro
Berlinguer, in cui la somma dei 5 anni della scuola elementare e i 3 della
scuola media era pari a 7? E il numero complessivo di anni dedicati
all’istruzione che passavano da 13 a 12? E il diritto-dovere (??????) alla
formazione fino ai 18 anni? Pare che sia farina del “Pignacorelli” anche l’idea
del finanziamento pubblico alle scuole private e il consiglio di spacciarla
come un sostegno alle famiglie per il diritto allo studio.
Ricordate l’abbassamento dell’età di ingresso dei bambini
nella scuola dell’infanzia e alle elementari? E il sistema dei licei (di durata
quinquennale) e quello della formazione professionale (di durata quadriennale)?
E la sparizione dei programmi didattici nazionali? E il taglio dei contenuti
storici e geografici nella scuola elementare? E la sparizione dell’esame di
quinta elementare? E le 3 I (internet, impresa e inglese)? Tutto merito del
“Pignacorelli”, altro che della Moratti.
Ricordate, poi, la reintroduzione del maestro tuttofare? E
la sparizione delle compresenze dei docenti nella scuola elementare? E il tempo
pieno garantito da un coacervo di insegnanti in cerca del completamento della
loro cattedra? E la riduzione delle ore di lezione alla scuola media? E la
prova nazionale con i quiz Invalsi all’esame di terza media? E la possibilità
di trasformare le università in fondazioni private? Noooo, niente di tutto
questo ha partorito la Gelmini. Il ministro ha soltanto ricevuto dallo
psichiatra le esternazioni del paziente “avv. Pignacorelli”. Tutto qui.
Il noto professionista, alla luce di quanto è emerso, ha
dichiarato che interromperà i rapporti di collaborazione con il ministero di
Viale Trastevere, almeno fino a quando il suo paziente non abbia smesso di
credersi il Presidente della Repubblica.
domenica 23 giugno 2013
LA CONSERVAZIONE DELLE MARMELLATE
Alcune
volte ho partecipato al “Comitato di Valutazione”. Per i non addetti ai lavori,
il “Comitato di Valutazione” è formato da un gruppo di insegnanti e dal
dirigente scolastico che ha il compito di valutare, a fine anno scolastico,
l’attività e la professionalità dei docenti neo immessi in ruolo (coloro che
hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato).
In
realtà il “Comitato di Valutazione” non valuta assolutamente nulla,
limitandosi, il più delle volte, ad ascoltare il poverino o la poverina che,
prendendo la cosa sul serio, mostra una certa emozione nell’esporre ciò che ha
fatto nelle classi durante l’anno scolastico. Raramente i membri del Comitato
leggono in maniera approfondita i diari di bordo o le tesine degli
“esaminandi”. E raramente il Comitato, di fronte ad una manifesta non
attitudine all’insegnamento di un neo immesso in ruolo, formula un giudizio sanzionatorio.
Il Comitato è parte di un rito il cui epilogo sono i “tarallucci e vino”
sostituiti da “pasticcini e bibite”, la parte, senza dubbio, più interessante
del rito valutativo.
Un
giorno mi sono trovato di fronte ad una docente che, seppur neo assunta, aveva
alle spalle molti anni di insegnamento. Avevo letto con attenzione il documento
da lei prodotto in cui presentava il lavoro svolto con i suoi alunni in classe.
Durante la presentazione del proprio lavoro, la docente sottolineò quanto
importante e fruttuoso fosse stato un “progetto” da lei ideato, programmato e
svolto, che aveva lo scopo, a suo dire, di sviluppare nei suoi alunni alcune
“competenze” (già, le competenze!) matematiche.
Ad
onor del vero, l’insegnante aveva scritto poche righe sul “progetto”, ma in
compenso aveva allegato una straordinaria documentazione fotografica che poteva
essere ricondotta però a qualsiasi attività scolastica, progettuale o
ordinaria.
Per
capirne qualcosa di più, chiesi lumi all’insegnante in merito alle attività svolte
nel progetto. In particolare le chiesi se tra le attività ne fossero previste
alcune con lo scopo di sviluppare negli alunni “la conservazione delle
quantità” (1), omettendo di specificare, perché dato per scontato, “numeriche,
delle lunghezze e dei volumi liquidi”. Come risposta ottenni un imbarazzante:
“In che senso?”. Capii che ignorava l’argomento e cercai di sviare, iniziando a
parlare d’altro, ma il dirigente scolastico presente (un piccolissimo
dirigente) volle dare prova della sua sapienza e in uno slancio di soccorso non
richiesto esordì: “Ma certo, quelle attività che i bambini svolgono con le
conserve come la... MARMELLATA!”.
(1)“La
capacità di astrarsi da indizi superficiali, quali la forma o la densità dello
spazio occupato dagli oggetti
di più insiemi, per stabilire relazioni di confronto di tipo quantitativo.”
30.03.2013
CO-N-PETENZE
È
da almeno un decennio che nelle scuole del regno domina questa parola:
“Competenze”. Ispettori, dirigenti e docenti “competenti” la usano in ogni occasione,
formale o informale che sia. La si sente
vibrare nelle sale dei convegni, nelle aule magne, nei corridoi, nei
giardini e perfino nelle mense. “Servono le COMPETENZE!”, “Bisogna progettare
per l’acquisizione delle COMPETENZE!”, “È necessario attrezzarsi per veicolare
le COMPETENZE!”, “Gli indicatori di apprendimento sono le COMPETENZE!” …
Peccato però che in questi anni, a forza di parlare a sproposito di
“Competenze” le scuole del regno hanno perso per strada buona parte del
materiale utile per formarle davvero e consolidarle. Ci vogliono far credere
che l’oggetto educativo si possa autocostruire limitando l’uso e la quantità
dei chiodi linguistico-espressivi, delle viti matematico-scientifiche, dei
bulloni storico-geografici, ecc. E a quegli insegnanti, poi, che osano chiedere
se la riduzione del tempo scuola avvenuta negli ultimi anni non sia perniciosa
allo scopo, i “competenti” rispondono:” Non serve la quantità, ma la qualità
dei prodotti offerti (già, dei prodotti, e non delle lezioni presentate, tanto
per confermare che il mondo della scuola deve stare in linea con la sottocultura del “mercato”). E
indovina, indovinello, quando ci parlano di “prodotti di qualità”, a che cosa
si riferiscono in particolare i “competenti”? Naturalmente ai progetti.
Soprattutto a quei particolari progetti che hanno inondato le scuole con i nomi
più disparati. Che hanno sdoganato centinaia di frustrati della danza del
ventre, della canzone italiana, delle arti esoteriche, dei balletti alla
“Saranno famosi” e via dicendo, che da anni premevano alle porte degli istituti
scolastici per mostrare il meglio di loro. I programmi della scuola primaria
sono stati azzoppati dalle “Indicazioni nazionali per il curricolo”. Quelli di
Storia e di Geografia sono stati i più falcidiati. Se, ad esempio, le classi
quinte non studiano più i periodi rilevanti della storia contemporanea, ciò non
genera, a detta dei “competenti”, problemi. Se poi capita di celebrare
l’anniversario dell’unità della nostra Nazione e il Ministero dei “competenti”
dell’Istruzione invita le scuole del regno a coinvolgere i propri alunni
nell’iniziativa, no problem: basta tirar fuori dal cilindro un bel progettino
che sopperisca alle mancate conoscenze del periodo storico di riferimento e che
permetta agli alunni di autocostruirsi le “competenze” necessarie per capire
l’evento. E non è nemmeno un problema per i “competenti” se il progetto assorbe
tempi e risorse destinate alle lezioni disciplinari. Per i “competenti” non
avviene alcuna sottrazione, ma una manifesta occasione di interdisciplinarietà
aggiunta. Già, un’occasione che rischia però di sfornare dalle scuole del regno
una caterva di alunni “competenti” che, spinti da un moto di riconoscenza nei
confronti di chi li ha resi tali, scrivano per ringraziare: “ Grazzie, per le
conpetenze che ci havete trasmeso”.
26.03.2013
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