È
da almeno un decennio che nelle scuole del regno domina questa parola:
“Competenze”. Ispettori, dirigenti e docenti “competenti” la usano in ogni occasione,
formale o informale che sia. La si sente
vibrare nelle sale dei convegni, nelle aule magne, nei corridoi, nei
giardini e perfino nelle mense. “Servono le COMPETENZE!”, “Bisogna progettare
per l’acquisizione delle COMPETENZE!”, “È necessario attrezzarsi per veicolare
le COMPETENZE!”, “Gli indicatori di apprendimento sono le COMPETENZE!” …
Peccato però che in questi anni, a forza di parlare a sproposito di
“Competenze” le scuole del regno hanno perso per strada buona parte del
materiale utile per formarle davvero e consolidarle. Ci vogliono far credere
che l’oggetto educativo si possa autocostruire limitando l’uso e la quantità
dei chiodi linguistico-espressivi, delle viti matematico-scientifiche, dei
bulloni storico-geografici, ecc. E a quegli insegnanti, poi, che osano chiedere
se la riduzione del tempo scuola avvenuta negli ultimi anni non sia perniciosa
allo scopo, i “competenti” rispondono:” Non serve la quantità, ma la qualità
dei prodotti offerti (già, dei prodotti, e non delle lezioni presentate, tanto
per confermare che il mondo della scuola deve stare in linea con la sottocultura del “mercato”). E
indovina, indovinello, quando ci parlano di “prodotti di qualità”, a che cosa
si riferiscono in particolare i “competenti”? Naturalmente ai progetti.
Soprattutto a quei particolari progetti che hanno inondato le scuole con i nomi
più disparati. Che hanno sdoganato centinaia di frustrati della danza del
ventre, della canzone italiana, delle arti esoteriche, dei balletti alla
“Saranno famosi” e via dicendo, che da anni premevano alle porte degli istituti
scolastici per mostrare il meglio di loro. I programmi della scuola primaria
sono stati azzoppati dalle “Indicazioni nazionali per il curricolo”. Quelli di
Storia e di Geografia sono stati i più falcidiati. Se, ad esempio, le classi
quinte non studiano più i periodi rilevanti della storia contemporanea, ciò non
genera, a detta dei “competenti”, problemi. Se poi capita di celebrare
l’anniversario dell’unità della nostra Nazione e il Ministero dei “competenti”
dell’Istruzione invita le scuole del regno a coinvolgere i propri alunni
nell’iniziativa, no problem: basta tirar fuori dal cilindro un bel progettino
che sopperisca alle mancate conoscenze del periodo storico di riferimento e che
permetta agli alunni di autocostruirsi le “competenze” necessarie per capire
l’evento. E non è nemmeno un problema per i “competenti” se il progetto assorbe
tempi e risorse destinate alle lezioni disciplinari. Per i “competenti” non
avviene alcuna sottrazione, ma una manifesta occasione di interdisciplinarietà
aggiunta. Già, un’occasione che rischia però di sfornare dalle scuole del regno
una caterva di alunni “competenti” che, spinti da un moto di riconoscenza nei
confronti di chi li ha resi tali, scrivano per ringraziare: “ Grazzie, per le
conpetenze che ci havete trasmeso”.
26.03.2013
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